Impariamo ad apprezzare il vino di un nuovo vitigno: il Merlot rosa
In quella pianura padovana, solcata da fiumi e da ampi fossi, ora anche da strade di grande traffico, che si distende verso il mare Adriatico, prospera una viticoltura i cui meriti qualitativi posso essere assimilati a quelli delle confinanti zone viticole, rese più famose dalle denominazioni di origine controllate.
E' pur vero che il turista frettoloso attraversando questo ampio piano è per lo più preoccupato a sfuggire al torrido caldo estivo o l'uggiosa nebbia autunnale: di certo, non riceve l'impressione di trovarsi in una delle tante oasi enologiche, di cui l' enografia italiana si compone. L'ambiente non è accogliente e storicamente interessante come quello dei vicini Colli Euganei, ma l'operatività delle sue genti è tale da indurre a meditare sugli sforzi che tante braccia hanno pazientemente sopportato. Con imponenti lavori di bonifica, terre nere e fertili sono state messe a coltura consentendo di raggiungere livelli produttivi competitivi. Frumento, barbabietole, mais, colture ortive sono le coltivazioni più tipiche e le più vantaggiose, ma non per questo la vite manca, anzi!
Nonostante la minor convenienza a coltivare la vite, la non facile disponibilità di manodopera qualificata, gli agricoltori, a ragione non curanti dell'antica espressione “Bacchus amat colles et saxa durissima”, hanno realizzato una viticoltura che ha assunto un importante ruolo nello sviluppo agricolo tanto da interessare capaci strutture di trasformazione ed incentivare iniziative commerciali. Se ancora non si è inteso, si sta parlando della pianura di Conselve, grosso centro agricolo della bassa padovana, caratterizzato appunto da una vitale e “tipica” viticoltura. E' appunto la zona per eccellenza dei vini rossi: il Merlot è il vitigno predominante, seguono a ragguardevole distanza i Rabosi Veronese e Piave, qui noto come Friularo, per ultimi si ricordano altri vitigni sia ad uva nera, quali ad esempio i Cabernet, che bianche (esempio Trebbiano, Moscato bianco e giallo, ecc.)
Analizzando il quadro varietale non servono commenti sul Merlot, quale vitigno più diffuso; importanza del resto assunta anche a livello nazionale tanto che la sua coltura interessa ben 63 provincie e in particolare nella pianura veneto-friulana.
Tradizionalmente il Merlot, vitigno bordolese è conosciuto per l'uva di colore blu-nero, per il vino di colore rosso rubino piuttosto intenso, caratterizzato da sapore leggermente erbaceo, sapore che già si percepisce mangiandone l'uva. Questa è l'immagine che il consumatore ha memorizzato e che tendenzialmente cerca di conservare : eventuali variazioni lo indurebbero a diffidare.
Come si è verificato per il Pinot nero, da cui si sono originate le mutazioni grigia e bianca (mutazioni che lentamente e con diverso interesse sono state utilizzate dall'industria enologica), così anche nel Merlot nero si è isolata una mutazione interessante la cui uva si presenta rosa, dande il nome Merlot rosa. Detta mutazione è stata individuata nella zona di Carrara Santo Stefano (PD) nell'azienda agricola del Sig. Tasinato Vitaliano, e considerata la produttività del nuovo vitigno e la bontà del vino ottenuto, è stata propagata.
Circa una quarantina di anni fa, su un tralcio di vite Merlot nero, mutarono dei grappoli il cui colore era rosa. La mutazione sarebbe andata persa se il Sig. Tasinato non si fosse accorto che l'uva era più zuccherina e di sapore delicato. Dalle iniziali 10 gemme riuscì ad ottenere altrettante viti, poi, progressivamente costituì qualche filare, (ora ne coltiva oltre un ettaro), poiché aveva anche constatato che quelle viti erano più produttive e che il vino era di qualità superiore.
Anche alla Cantina Sociale di Conselve non erano sfuggiti i pregi dell'uva, quanto veniva conferita, ad occuparsene fu un amatore della vite e dell'agricoltura in genere: il ragioniere Maruzzi. Egli riteneva improbabile che il Merlot avesse potuto dare origine ad una mutazione così valida e che pertanto dovesse trattarsi di un altro vitigno. Fu in occasione di una mia breve permanenza nel Conselvano che mi propose di riconoscere il vitigno. Ebbi così modo di prendere atto di una mutazione che nel tempo si era conservata, che era costante nei caratteri e che pertanto dovevasi considerare come una nuova varietà: appunto il Merlot rosa.
Rispetto al progenitore la cultivar rosa si differenzia per la tomentosità e la forma delle foglioline del germoglio e del tralcio, oltre che per il portamento della vegetazione. Altre piccole differenze interessano il fiore, la foglia, il picciolo, ma quella più rilevante riguarda appunto il colore della buccia dell'acino, è di colore rosa ambrato con sfumature violacee grigiastre.
Risulta essere più produttivo poiché presenta un minor numero di gemme cieche, ossia di gemme non germogliate, di possedere un indice di fertilità reale (ossia il rapporto tra il numero dei grappoli e il numero di gemme lungo il capo a frutto) leggermente superiore.
Altre proprietà di non trascurabile interesse riguardano: la maggior resa in mosto dell'uva di circa un 2%, il minor peso del raspo (circa un 7,50% in meno), il maggior numero e peso degli acini per grappolo. Grazie alla naturale vigoria e alla natura del terreno sia adatto a sesti d'impianto piuttosto larghi, ma è preferibile non superare i 2 metri tra ceppo e ceppo.
Come il Merlot nero non presenta resistenze particolari alle comuni malattie crittogamiche, anzi è preferibile parlare di sensibilità, ne ha un comportamento vegetativo diverso. Il vino, che assume il colore della buccia, si presenta di un bel colore rosato, con profumo delicato di frutta (specie di mela) e di vaniglia, con odore vinoso, moderatamente erbaceo, di sapore asciutto, alcolico (di poco superiore ai 12° la media di tre annate; quest'anno ha toccato i 12°), fresco come acidità, snello, leggermente erbaceo, piacevole, nell'insieme armonico.
Si distingue dal Merlot nero per il tenore alcolico appena superiore (11°, 87 contro gli 11°, 53), per l'acidità totale di circa un grado inferiore (5,75 g/l rispetto ai 6,80) per il tenore in ceneri superiore (2,07 g/l contro l'1,60) e un ph leggermente inferiore (3,31 e 2,47).
Per le sue caratteristiche è un vino di pronta beva che non si presta all'invecchiamento. Si consuma piacevolmente sia come aperitivo che per accompagnare piatti di pesce, antipasti, ma non disdegna di associarsi né agli arrosti leggeri né a quelli più impegnativi: pulisce il palato, lasciando tra l'altro, in bocca quel gusto di fruttato piacevole e, nello stesso tempo, invitante.
Per merito di queste caratteristiche il Merlot rosa ha trovato finalmente un suo posto a tavola. Di certo, negli anni precedenti, non sono mancate le delusioni al suo unico produttore, allor quando tentava di farlo conoscere, comunque non si perse d'animo.
Dacchè capitò in uno di quei locali dove un buon bicchiere di vino si accompagna a piatti raffinati, il Merlot rosa non mancò sulle tavole della Pescaccia di Porto Levante (RO). Anche nel circondario di Carrara il vino è ora apprezzato e richiesto, ma purtroppo le disponibilità sono ancora limitate, quest'anno annata buona ma non eccezionale, il vino è stato prodotto per poco più di cento ettolitri.
Nuovi impianti stanno però avvicinandosi ad entrare in piena produzione, per cui il Sig. Tasinato ed il figlio Antonio, si sono posti il problema di come proporlo all'attenzione del consumatore. Sfruttando il particolare momento di mercato che richiede vini giovani e frizzanti, in collaborazione con l'azienda vinicola il “Castagno” di Guia di Valdobbiadene (TV), si è tentata una leggera presa di spuma, ma le difficoltà non sono tardate ad arrivare.
A questo punto, caro sig. Tasinato, buon lavoro e non disperi, vedrà che anche questa volta ci riuscirà.
Dott. en. G. Moretti anni 1980
In quella pianura padovana, solcata da fiumi e da ampi fossi, ora anche da strade di grande traffico, che si distende verso il mare Adriatico, prospera una viticoltura i cui meriti qualitativi posso essere assimilati a quelli delle confinanti zone viticole, rese più famose dalle denominazioni di origine controllate.
E' pur vero che il turista frettoloso attraversando questo ampio piano è per lo più preoccupato a sfuggire al torrido caldo estivo o l'uggiosa nebbia autunnale: di certo, non riceve l'impressione di trovarsi in una delle tante oasi enologiche, di cui l' enografia italiana si compone. L'ambiente non è accogliente e storicamente interessante come quello dei vicini Colli Euganei, ma l'operatività delle sue genti è tale da indurre a meditare sugli sforzi che tante braccia hanno pazientemente sopportato. Con imponenti lavori di bonifica, terre nere e fertili sono state messe a coltura consentendo di raggiungere livelli produttivi competitivi. Frumento, barbabietole, mais, colture ortive sono le coltivazioni più tipiche e le più vantaggiose, ma non per questo la vite manca, anzi!
Nonostante la minor convenienza a coltivare la vite, la non facile disponibilità di manodopera qualificata, gli agricoltori, a ragione non curanti dell'antica espressione “Bacchus amat colles et saxa durissima”, hanno realizzato una viticoltura che ha assunto un importante ruolo nello sviluppo agricolo tanto da interessare capaci strutture di trasformazione ed incentivare iniziative commerciali. Se ancora non si è inteso, si sta parlando della pianura di Conselve, grosso centro agricolo della bassa padovana, caratterizzato appunto da una vitale e “tipica” viticoltura. E' appunto la zona per eccellenza dei vini rossi: il Merlot è il vitigno predominante, seguono a ragguardevole distanza i Rabosi Veronese e Piave, qui noto come Friularo, per ultimi si ricordano altri vitigni sia ad uva nera, quali ad esempio i Cabernet, che bianche (esempio Trebbiano, Moscato bianco e giallo, ecc.)
Analizzando il quadro varietale non servono commenti sul Merlot, quale vitigno più diffuso; importanza del resto assunta anche a livello nazionale tanto che la sua coltura interessa ben 63 provincie e in particolare nella pianura veneto-friulana.
Tradizionalmente il Merlot, vitigno bordolese è conosciuto per l'uva di colore blu-nero, per il vino di colore rosso rubino piuttosto intenso, caratterizzato da sapore leggermente erbaceo, sapore che già si percepisce mangiandone l'uva. Questa è l'immagine che il consumatore ha memorizzato e che tendenzialmente cerca di conservare : eventuali variazioni lo indurebbero a diffidare.
Come si è verificato per il Pinot nero, da cui si sono originate le mutazioni grigia e bianca (mutazioni che lentamente e con diverso interesse sono state utilizzate dall'industria enologica), così anche nel Merlot nero si è isolata una mutazione interessante la cui uva si presenta rosa, dande il nome Merlot rosa. Detta mutazione è stata individuata nella zona di Carrara Santo Stefano (PD) nell'azienda agricola del Sig. Tasinato Vitaliano, e considerata la produttività del nuovo vitigno e la bontà del vino ottenuto, è stata propagata.
Circa una quarantina di anni fa, su un tralcio di vite Merlot nero, mutarono dei grappoli il cui colore era rosa. La mutazione sarebbe andata persa se il Sig. Tasinato non si fosse accorto che l'uva era più zuccherina e di sapore delicato. Dalle iniziali 10 gemme riuscì ad ottenere altrettante viti, poi, progressivamente costituì qualche filare, (ora ne coltiva oltre un ettaro), poiché aveva anche constatato che quelle viti erano più produttive e che il vino era di qualità superiore.
Anche alla Cantina Sociale di Conselve non erano sfuggiti i pregi dell'uva, quanto veniva conferita, ad occuparsene fu un amatore della vite e dell'agricoltura in genere: il ragioniere Maruzzi. Egli riteneva improbabile che il Merlot avesse potuto dare origine ad una mutazione così valida e che pertanto dovesse trattarsi di un altro vitigno. Fu in occasione di una mia breve permanenza nel Conselvano che mi propose di riconoscere il vitigno. Ebbi così modo di prendere atto di una mutazione che nel tempo si era conservata, che era costante nei caratteri e che pertanto dovevasi considerare come una nuova varietà: appunto il Merlot rosa.
Rispetto al progenitore la cultivar rosa si differenzia per la tomentosità e la forma delle foglioline del germoglio e del tralcio, oltre che per il portamento della vegetazione. Altre piccole differenze interessano il fiore, la foglia, il picciolo, ma quella più rilevante riguarda appunto il colore della buccia dell'acino, è di colore rosa ambrato con sfumature violacee grigiastre.
Risulta essere più produttivo poiché presenta un minor numero di gemme cieche, ossia di gemme non germogliate, di possedere un indice di fertilità reale (ossia il rapporto tra il numero dei grappoli e il numero di gemme lungo il capo a frutto) leggermente superiore.
Altre proprietà di non trascurabile interesse riguardano: la maggior resa in mosto dell'uva di circa un 2%, il minor peso del raspo (circa un 7,50% in meno), il maggior numero e peso degli acini per grappolo. Grazie alla naturale vigoria e alla natura del terreno sia adatto a sesti d'impianto piuttosto larghi, ma è preferibile non superare i 2 metri tra ceppo e ceppo.
Come il Merlot nero non presenta resistenze particolari alle comuni malattie crittogamiche, anzi è preferibile parlare di sensibilità, ne ha un comportamento vegetativo diverso. Il vino, che assume il colore della buccia, si presenta di un bel colore rosato, con profumo delicato di frutta (specie di mela) e di vaniglia, con odore vinoso, moderatamente erbaceo, di sapore asciutto, alcolico (di poco superiore ai 12° la media di tre annate; quest'anno ha toccato i 12°), fresco come acidità, snello, leggermente erbaceo, piacevole, nell'insieme armonico.
Si distingue dal Merlot nero per il tenore alcolico appena superiore (11°, 87 contro gli 11°, 53), per l'acidità totale di circa un grado inferiore (5,75 g/l rispetto ai 6,80) per il tenore in ceneri superiore (2,07 g/l contro l'1,60) e un ph leggermente inferiore (3,31 e 2,47).
Per le sue caratteristiche è un vino di pronta beva che non si presta all'invecchiamento. Si consuma piacevolmente sia come aperitivo che per accompagnare piatti di pesce, antipasti, ma non disdegna di associarsi né agli arrosti leggeri né a quelli più impegnativi: pulisce il palato, lasciando tra l'altro, in bocca quel gusto di fruttato piacevole e, nello stesso tempo, invitante.
Per merito di queste caratteristiche il Merlot rosa ha trovato finalmente un suo posto a tavola. Di certo, negli anni precedenti, non sono mancate le delusioni al suo unico produttore, allor quando tentava di farlo conoscere, comunque non si perse d'animo.
Dacchè capitò in uno di quei locali dove un buon bicchiere di vino si accompagna a piatti raffinati, il Merlot rosa non mancò sulle tavole della Pescaccia di Porto Levante (RO). Anche nel circondario di Carrara il vino è ora apprezzato e richiesto, ma purtroppo le disponibilità sono ancora limitate, quest'anno annata buona ma non eccezionale, il vino è stato prodotto per poco più di cento ettolitri.
Nuovi impianti stanno però avvicinandosi ad entrare in piena produzione, per cui il Sig. Tasinato ed il figlio Antonio, si sono posti il problema di come proporlo all'attenzione del consumatore. Sfruttando il particolare momento di mercato che richiede vini giovani e frizzanti, in collaborazione con l'azienda vinicola il “Castagno” di Guia di Valdobbiadene (TV), si è tentata una leggera presa di spuma, ma le difficoltà non sono tardate ad arrivare.
A questo punto, caro sig. Tasinato, buon lavoro e non disperi, vedrà che anche questa volta ci riuscirà.
Dott. en. G. Moretti anni 1980